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FILM DOCUMENTARIO

Un giornalista chiese alla teologa tedesca Dorothee Sölle: «Come spiegherebbe a una bambina che cosa è la felicità?». «Non glielo spiegherei», rispose. «Gli darei un pallone per farla giocare».
In realtà il giornalista disse bambino e la ri­sposta era declinata al maschile.
Ma allora questa non sarebbe la nostra storia e questa non sarebbe una squadra di ragazze pronte a tutto per realizzare il proprio sogno: vincere il campionato di Serie C di calcio femminile.

Non c’è niente di più bello, niente di più ine­briante, niente di più sacro, di un gruppo di ragazze che, insieme, raggiunge un risultato storico e importante al tempo stesso.
È come se e tutti i pianeti si fossero allineati, è come un sogno che si avvera, è come quando erano piccole e, contro tutto e tutti, deside­ravano diventare calciatrici e vivere momenti come questi.
Per arrivare fino a qui hanno dovuto abbatte­re stereotipi e luoghi comuni.

Hanno dovuto combattere contro un mondo vecchio e ottuso, anche contro sé stesse, per affermare e affermarsi, per sentirsi finalmente centrate: non solo dentro a un campo di cal­cio.
In questi ultimi dieci anni, anche grazie a sto­rie come questa, il calcio femminile ha fatto passi da gigante, conquistando spazio e spazi, conquistando attenzione e rispetto, conqui­stando il diritto di essere preso sul serio.
Ad Arezzo un imprenditore visionario ha scommesso sul calcio femminile, costruendo una squadra e intorno a questa una struttura di alto profilo, a partire dall’allenatore: Emilia­no Testini, ex giocatore, tra le altre di Arezzo, Perugia, Catania, Triestina e Spezia.

La storia nella storia.
Ma non è un miracolo, non c’è niente di ma­gico.
Le vittorie, il primato, la promozione, sono il frutto di tanto, tantissimo, lavoro di tutte le ra­gazze e dello staff che le ha seguite.

Tutti hanno contribuito a questo momento, tutti hanno messo il loro mattoncino per raggiungere la Serie B, nessuna e nessuno esclu­so.
Un traguardo puntato, voluto, meritato.
Un traguardo che suggella una stagione stre­pitosa.

Sì, diciamoglielo, diciamogli quello che spes­so viene negato loro, come calciatrici e come donne: brave.
E ora guardatele negli occhi, osservatele men­tre si allenano, ammiratele mentre giocano e capirete che il calcio è diventato uno sport neutro, dove il confine tra maschile e femmi­nile è sempre più labile, dove l’uguaglianza di genere è una battaglia sociale prim’ancora che sportiva.
Perché loro sono le ragazze amaranto.

Le ragazze amaranto che hanno scritto una storia impossibile.

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Un giornalista chiese alla teologa tedesca Dorothee Sölle: «Come spiegherebbe a una bambina che cosa è la felicità?». «Non glielo spiegherei», rispose. «Gli darei un pallone per farla giocare».
In realtà il giornalista disse bambino e la ri­sposta era declinata al maschile.
Ma allora questa non sarebbe la nostra storia e questa non sarebbe una squadra di ragazze pronte a tutto per realizzare il proprio sogno: vincere il campionato di Serie C di calcio femminile.

Non c’è niente di più bello, niente di più ine­briante, niente di più sacro, di un gruppo di ragazze che, insieme, raggiunge un risultato storico e importante al tempo stesso.
È come se e tutti i pianeti si fossero allineati, è come un sogno che si avvera, è come quando erano piccole e, contro tutto e tutti, deside­ravano diventare calciatrici e vivere momenti come questi.
Per arrivare fino a qui hanno dovuto abbatte­re stereotipi e luoghi comuni.

Hanno dovuto combattere contro un mondo vecchio e ottuso, anche contro sé stesse, per affermare e affermarsi, per sentirsi finalmente centrate: non solo dentro a un campo di cal­cio.
In questi ultimi dieci anni, anche grazie a sto­rie come questa, il calcio femminile ha fatto passi da gigante, conquistando spazio e spazi, conquistando attenzione e rispetto, conqui­stando il diritto di essere preso sul serio.
Ad Arezzo un imprenditore visionario ha scommesso sul calcio femminile, costruendo una squadra e intorno a questa una struttura di alto profilo, a partire dall’allenatore: Emilia­no Testini, ex giocatore, tra le altre di Arezzo, Perugia, Catania, Triestina e Spezia.

La storia nella storia.
Ma non è un miracolo, non c’è niente di ma­gico.
Le vittorie, il primato, la promozione, sono il frutto di tanto, tantissimo, lavoro di tutte le ra­gazze e dello staff che le ha seguite.

Tutti hanno contribuito a questo momento, tutti hanno messo il loro mattoncino per raggiungere la Serie B, nessuna e nessuno esclu­so.
Un traguardo puntato, voluto, meritato.
Un traguardo che suggella una stagione stre­pitosa.

Sì, diciamoglielo, diciamogli quello che spes­so viene negato loro, come calciatrici e come donne: brave.
E ora guardatele negli occhi, osservatele men­tre si allenano, ammiratele mentre giocano e capirete che il calcio è diventato uno sport neutro, dove il confine tra maschile e femmi­nile è sempre più labile, dove l’uguaglianza di genere è una battaglia sociale prim’ancora che sportiva.
Perché loro sono le ragazze amaranto.

Le ragazze amaranto che hanno scritto una storia impossibile.

CREDITS

UNA STORIA IMPOSSIBILE
DOCUMENTARIO
DURATA: 70 MINUTI

Regia CRISTIANO STOCCHI – MAURIZIO GAMBINI
Testi FRANCESCO CAREMANI
Voce VALENTINA PERRELLA
Montaggio ATLANTIDE ADV
Musica “Guarda come sono diventata” – LA RAPPRESENTANTE DI LISTA
Produzione ATLANTIDE ADV – ACF AREZZO
Post Produzione TECNOFILM DUE
Distribuzione MINERVA PICTURES